Foto tratta da travelweare
Crisi, crisi, crisi. E’ questa la parola che sentiamo ripeterci ogni giorno, più volte al giorno. C’è crisi: non c’è lavoro, non riusciamo a sopravvivere, i giovani non trovano una occupazione decente commisurata al loro livello di studi, madri e padri di famiglia vengono licenziati da un giorno all’altro, con conseguente difficoltà a reinventarsi e portare a casa l’occorrente per sostenere la propria famiglia. C’è crisi. La soluzione, cui confesso anche io di pensare spesso, sembra essere la più facile, ma anche la più difficile da attuare: andare a cercare lavoro all’estero, in Germania, in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Australia, negli Emirati Arabi… Ovunque la qualità della vita sia migliore della nostra.
Già … abbandonare l’Italia. Chi non ci ha pensato? Il numero di persone che decide di emigrare e cercare altrove una vita migliore è sempre in crescita. Ma questo non è facile; nonostante l’Italia ci maltratti e ci costringa a ciò, il senso di appartenenza al Belpaese è sempre forte. Se si potesse fare una ricerca a livello mondiale chiedendo ai nostri connazionali che vivono all’estero che cosa gli manca più di tutto dell’Italia, la risposta sarebbe una e una soltanto (anzi due): il cibo e il vino del nostro Paese. Perché se sulle questioni familiari e amorose alcuni potrebbero vivere beatamente lontano dalla propria casa, quando si tratta di mangiare siamo disposti a superare qualsiasi barriera architettonica e qualsiasi distanza per riuscire ad addentare una forma di Parmigiano, una fetta di Prosciutto Crudo di Parma, una bruschetta immersa nell’ olio Extra Vergine d’Oliva sorseggiando amabilmente dell’ottimo Primitivo di Manduria. E se alcuni di questi beni di prima necessità sono facilmente reperibili in quasi tutte le città del mondo, seppur a prezzi ingenti, la difficoltà di arrivare nelle case degli italiani all’estero ce l’ha il vino. Certo, anch’esso si trova, ma spesso il costo di una bottiglia è pari a farsi spedire un pacco dall’Italia con all’interno 6 o più prodotti che magari arrivano da produttori indipendenti (i quali producono vini di qualità certamente superiore di quelli che si trovano in commercio).
Come fare, quindi, per far sì che le pregiate bottiglie possano arrivare in ogni parte del mondo evitando che si rompano o, peggio ancora, scongiurando problemi legali? Prima di tutto bisogna imballarle bene. Le scatole devono essere quelle apposite a contenere bottiglie di vetro e i materiali da prediligere sono il polistirolo e il cartone spesso. Inoltre, per essere ancora più sicuri di proteggerle durante il viaggio, è consigliabile avvolgerle singolarmente in sacchetti plastificati a tenuta stagna, così da evitare l’alterazione del prodotto. Per quanto riguarda le regole da rispettare per far sì che il vino arrivi da voi senza incorrere in alcun problema è non spedire bottiglie che superano il 70% di alcool e i 5 litri, pena il sequestro. La documentazione necessaria per la spedizione del vino non serve se il quantitativo è limitato, se il destinatario è un privato maggiorenne e se non ci sono accordi commerciali di mezzo. Al contrario, per ogni Paese del mondo le regole sono diverse e, di conseguenza, i documenti di cui dovrete disporre cambieranno da nazione a nazione. L’importante è affidarsi ad aziende attive da anni nella spedizione di qualsiasi tipo di bene, così da essere sicuri di ricevere il prezioso pacco che, in un attimo, vi farà sentire a casa, in qualunque parte del mondo abitiate.
Articolo scritto in collaborazione con Ioinvio, servizio di Poste Italiane per spedizioni nazionali e internazionali.
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A presto!
Stefania