Quando ero piccola non ero molto piccola. Sono sempre stata una bambina paffuta, rotonda e, (lo dico solo adesso) per fortuna, anche alta. Nonostante mangiassi poco e mia mamma fosse convinta che prima o poi sarei morta di fame, io stavo benissimo: mi bastava quel poco che mangiavo e crescevo sana e rigogliosa come una bella arancina.
Alla tenera età di 9 anni ero alta 1,65. Mi sentivo deforme. Mi auto soprannominavo “la giraffa” e piangevo, perchè non volevo crescere più e volevo essere uguale ai miei compagni di classe. Mi dicevano “Sei proporzionata, tranquilla”. Ma questo non mi consolava.
E ancora non portavo gli occhiali.
A scuola tutti portavano il grembiulino bianco, io avevo il camice da infermiera…
Nelle foto di classe mi mettevo sempre vicino alla maestra, ma ero lo stesso più alta io…
Di piede portavo il 39 e non potevo nemmeno mettere le scarpe di mia mamma, perchè il suo piede era più piccolo…
Nonostante ciò, la mia altezza non mi esimeva dal dover stare in prima fila. Perchè ero chiacchierona e “non mi applicavo abbastanza”. In realtà io mi applicavo: durante le ore di italiano mi piaceva scrivere con la penna multicolor, ogni lettera un colore. Durante matematica, mi piaceva fantasticare su quanti anni potesse avere la mestra. Durante geografia amavo vagare per i vari “luoghi” della scuola, dall’androne ai bagni.
E quindi ero perennemente rilegata al banco più vicino a quello della maestra.
E avevo un compagno di classe, molto molesto, che si divertiva a tirarmi le palline di carta tra i capelli, cui piaceva stuzzicarmi le spalle con la penna. Uno di quelli che odi a prima vista, insomma.
Il motivo di tanto accanimento da parte sua era la continua presa in giro: la mia altezza lo disturbava, lui che era di natura un tappetto e mi arrivava appena sotto la spalla.
Poi ho iniziato pure a portare gli occhiali. E lui sembrava rinvigorito! I suoi molesti accanimenti diventavano sempre più molesti. Fino al giorno di Santa Lucia.
Io davanti, in prima fila come al solito. Lui dietro di me, con quella sua bic a punzecchiarmi le spalle. Ad un certo punto si è alzato, forse per andare in bagno, forse chiamato dalla maestra, non lo so. Fatto sta che in quel momento, nonostante i miei occhiali e nonostante fosse Santa Lucia, notoriamente protettrice della vista, non ci ho visto più. Mi sono alzata anche io, mi sono girata e gli ho sferzato un bel calcio.
Nel ginocchio? Nello stinco? Nella caviglia? … No, proprio lì!
In quel momento Santa Lucia ha tolto la vista anche a lui, che deve aver visto stelline per oltre un’ora. Lui ricorderà a vita l’ematoma inguinale che gli ho procurato, io ricorderò a vita che un calcio nei cabbasisi, anche se sei hai 9 anni, può fruttare una denuncia.
Di sicuro so, che da quel momento, lui non ha osato più sedersi accanto a me. Con mia somma gioia. E pure sua!
Questa breve pagina di diario mi è stata stimolata dallo scambio di blog avvenuto lunedi tra Mario e Stefania, un divertente e amicale confronto su un unico tema, in cui, nel racconto di Stefania, ho rivisto molte analogie con la mia avventura scolastica.
Spero di non avervi annoiato.
Approfitto di questo post per ricordarvi che, nonostante il contest “Goloso di salute” sia terminato venerdi, vedrete ancora qualche ricetta di amici no-blogger, regolarmente inviate entro i termini.
Il dolce di oggi è un lievitato, la cui ricetta è stata tratta dal blog di Adriano. L’originale era una semplice e morbida brioche allo yogurt. Io ho seguito alla lettera le indicazioni iniziali, ho poi variato la formatura. Ho creato un qualcosa nella formatura simile alla gubana, nel sapore simile al panettone al cioccolato, nella forma simile al Kuglupf (o come diavolo si chiama!)
Brioche allo yogurt e cioccolato
libera interpretazione di una ricetta di Adriano
Per uno stampo da Kuglupf da 24 cm:
500gr farina W 300 (in alternativa: Manitoba per uso non professionale tagliata con 50% di farina 0 per pizza)
100gr latte
150gr yogurt magro
2 uova + 1 tuorlo
100gr zucchero
60gr burro fuso (facoltativo)
1 cucchiaio miele
12gr lievito fresco
7gr sale
6gr colla di pesce (facoltativo)
2 cucchiai rum
Zeste grattugiata di 1 limone e ½ arancia (io solo arancia)
Albume e gelatina di albicocche per pennellare (io no)
Sciogliamo 1 cucchiaino di miele, il lievito e le zeste di ½ limone nel latte intiepidito uniamo 90gr di farina, mescoliamo e mettiamo al caldo fino a che gonfia (ca. 90’). Mescoliamo il resto delle zeste allo yogurt.
Uniamo le uova, il tuorlo, metà dello zucchero e tanta farina quanta ne basta per incordare con la foglia. Aggiungiamo lo yogurt in 3 volte (eventualmente addensato con la gelatina, se in alternativa al burro), insieme al resto dello zucchero e della farina, che inseriremo gradualmente.
Il miele andrà aggiunto in ultimo, insieme al sale (eventualmente prima del burro, inserito lentamente). Incordiamo, dopodichè aggiungiamo il rum a filo ed impastiamo ancora qualche minuto.
Montiamo il gancio ed impastiamo a vel. 1,5, capovolgendo un paio di volte, fino a che non otterremo una massa lucida, elastica e ben legata.
Copriamo e trasferiamo a 26°, fino al raddoppio (ca 90’).
Rovesciamo sulla spianatoia infarinata, diamo un giro di pieghe del tipo 2, senza stringere, e copriamo a campana.
A questo punto, Adriano indica la procedura per porzionare e formare. Io, invece, ho seguito un altro metodo, lo stesso che lui indica per la formatura della gubana; ho agito così: ho preso l’impasto, l’ho allargato sulla spianatoia formando un ovale. Ho farcito con 150 gr di cioccolato fuso (non caldo), lasciando liberi i bordi. Ho arrotolato in diagonale, stringendo bene; ho poi allungato il filone, avvolgendolo delicatamente su se stesso (come per strizzare un panno bagnato) e ho poi adagiato nello stampo (in silicone della Pavoni).
Ho coperto con pellicola e fatto lievitare nel forno tiepido per 4 ore, finche l’impasto non ha raggiunto il bordo dello stampo. A questo punto ho cotto in forno a 180° per 30 minuti. Lasciato freddare, ho poi capovolto e tagliato a fettine, accompagnando il tutto con un pò di salsa alla vaniglia.
Buon Appetito!
Stefania
Stefania
8 commenti
Chiamavano giraffa anche me…e a 12 anni avevo 41 di piede…a 15 42, ho portato scarpe da ginnastica da uomo per anni, fino a che Mr Nike e Mr Adidas non si sono accorti che ci sono donne alte anche in Italia! Brioche copiata, cercherò di riadattarla al mio lievito madre, ho già fatto il primo rinfresco!
Altra giraffa all'appello…a 12 anni essere alti 1,70 non e' bello per nulla 🙁
Ti ho letto con vero piacere e mi sono proprio gustata la vendetta!!! Quando ce vp', ce vo'!!!
il mondo è bello perchè è vario…e tu mi conosci bene. Sai come mi chiamavano a scuola? e sto parlando delle superiori: unmetroeottantavogliadicrescere…e c'era sempre un compagno pronto a piazzare una sedia davanti la lavagna, ogni volta che c'era matematica e mi interrogavano….XDDD :))) dai dai che assieme possiamo essere tranquillamente i sostituti di Stanlio e Ollio 🙂 passami una fetta che io metto sopra il caffè!
E poi si diventa psicologi 😉
Bellissimo questo racconto. Più lo leggevo e più mi appassionava!
Meritatissmo il calcio al tappetto! 😀 😀 😀
/Certo tra te e l'araba eravate due belle stanghe, eh?
…Stefania & Stefania..
Le stanghe della blogsfera!
😀 😀 😀
So ch enon ci crederà nessuno, ma a 10 anni ero anche io la più alta della classe… solo che poi tutti mi hanno superato… e il mio è un infausto destino: da piccola piangevo perché ero la più alts e da grande piangevo perché ero bassa!
Greta: a saperlo allora, credo che la logica del "mal comune mezzo gaudio" non ci avrebbe comunque alleviato le sofferenze …
Stefania: e infatti, mentre scrivevo della vendetta, pensavo proprio a te e al tuo racconto!
Cinzia: ahahahah … e lo sai com'era soprannominato il mio compagno di "sventura"? Un metro e una vigorsol … ahahahaha
Mela: :-))))
ZioPiero: La differenza tra me l'altra stanga è ben altra … lei non ha certo bisogno di fotosciop!!!
Stefania: mai contente noi donne, eh?
Altro che annoiarsi, ci lasci col fiato sospeso: e la denuncia?
Quest'estate ho conosciuto una deliziosa tredicenne alta quasi 1,90. Suo fratello, proporzionato, è un rugbysta, lei per ora divora tutti i libri che le capitano a tiro, anzi per l'entusiasmo li legge a tutti gli astanti, e ha scelto ovviamente pallacanestro. Sai cosa: tutti i maschi che incontra spalancano gli occhi come fosse venticinquenne (per i suoi cm, ovvio non per i libri), persino il mio padrone di casa che è suo… prozio. Diciamo che è l'altra faccia della medaglia, dai. (Detto da una vigorsol senza il metro davanti.)